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Valentina Carta – “La cosa più importante per un project manager sono le capacità relazionali”

Il Master Relational Design è nato per fornire a progettisti e project manager quelle competenze  necessarie per inserirsi al meglio in un mondo del lavoro in continua evoluzione. Abbiamo deciso di intervistare alcune persone del nostro network che più rappresentano questa nostra visione.

Con la prima intervista abbiamo incontrato Valentina Carta: Digital Project Manager di Latte Creative, agenzia che si occupa di social innovation, cultura e social business. Valentina lavora principalmente per il terzo settore, creando campagne social e digital per GreenPeace, WWF, Actionaid e molti altri.

Valentina, ci racconti la tua storia professionale? 

Ho una laurea in Scienze della Comunicazione ma ho acquisito competenze di project management grazie alle esperienze professionali nel mondo del design e dell’interaction design. Ho iniziato a lavorare nella società Interaction Design Lab come assistente alla logistica e poi, piano piano, sono diventata project manager seguendo la realizzazione di diversi progetti. Tutto quello che ho imparato l’ho acquisito sul campo perché durante il mio percorso di studi non esisteva un’offerta formativa che ti preparasse realmente per il mondo del lavoro: la professione dovevi costruirla tu.

Quali sono secondo te le competenze che dovrebbe avere oggi un project manager interessato a lavorare nel design e nella comunicazione?

La cosa più importante nel ruolo del project manager sono le capacità relazionali che tu hai e che riesci a costruire: da una lato con il team di lavoro che coordini – e dall’altro con il tuo referente che può essere un cliente, un collaboratore, un partner o i soci. È importante capire chi hai di fronte, come coinvolgerlo, come metterlo nelle condizioni di lavorare al meglio, come “renderlo felice”. In un certo senso, si tratta di far divertire le persone. Questa è una capacità importante, quasi un talento che devi in parte possedere e in parte acquisisci con l’esperienza. 

Quali sono le skill e le capacità che ti hanno aiutato nella gestione dei progetti?

Ho avuto la fortuna di lavorare con team molto diversificati. Mi è capitato di lavorare con architetti, psicologi, ingegneri, grafici, programmatori. Sono stata molto fortunata ad arrivare in un mondo che non era ancora sistematizzato: si sviluppavano progetti complessi dove il contributo di tante figure professionali diverse era la chiave per raggiungere obiettivi più alti. Per gestire un progetto al meglio è necessario creare il giusto livello di armonia fra figure e caratteri diversi, spesso con tempi e contingenze difficili: bisogna dare la possibilità a ognuno di dare il proprio contributo rispettando i tempi di gestione del progetto per raggiungere il risultato.

Sapere cosa serve per far lavorare bene gli altri è il punto di partenza, insieme alla consapevolezza di dover chiudere il progetto e gestirlo al meglio. La chiave per capirlo è mettersi in gioco con uno scambio continuo con le persone che collaborano con te.

Cosa consigli a una persona che sta facendo un percorso per diventare project manager?

Se una persona fa il suo lavoro con il sorriso e senza guardare alle ore impiegate significa che sei davvero riuscito a coinvolgerla nel progetto. L’empatia ti permette di entrare in relazione con le persone, poi è necessario anche essere precisi, organizzati e farsi rispettare. Devi prevedere possibili imprevisti prima che accadano e sapere come risolverli. Devi saper capire i tempi necessari delle singole fasi: nel mio caso quanto richiede il design o come interagire e trovare una mediazione con uno sviluppatore per esempio. Se si ha la possibilità di seguire progetti e capire le dinamiche delle altre figure professionali che lavorano con te – dall’interaction designer, al grafico fino al marketing manager – hai una marcia in più per creare un progetto migliore.